Art curator: curare un evento nell’era del turismo live
Capire come costruire un evento efficace diventa allora uno strumento potentissimo, ma anche estremamente delicato, che incrocia organizzazione, gestione, comunicazione e curatela. In questo articolo ne esploriamo potenzialità e forme a partire dalla figura dell’art curator
Cosa fa l’art curator?
La parola curare affonda le radici nella parola latina cura, letteralmente preoccupazione, sollecitudine, l’atto di avere a cuore qualcosa.
In campo artistico, l’art curator è la persona che ha a cuore la costruzione della narrazione sottesa a un evento, a una mostra, a una programmazione culturale. Cosa significa? Che se immaginiamo una mostra, un evento, un progetto come a una storia, un tessuto in cui si intrecciano le tematiche di cui si vuole parlare, i formati che le esprimono, le opere d’arte e i loro messaggi, le riflessioni critiche, l’allestimento, il dialogo con lo spazio etc, allora l’art curator è il tessitore che sta dietro al telaio, intreccia trama e ordito affinché fili diversi formino un unico grande disegno.
Quindi si parla solo di arte?
Certo che no! Anche quando ci riferiamo prettamente al campo artistico e culturale, il ruolo del curator è fin dalle sue origini ibrido e ibridante. Harald Szeeman, la figura mitica identificata come il primo “curatore di professione”, alle prese nel 1972 con la famosa rassegna documenta, tenuta a Kassel ogni cinque anni (la punta di diamante del suo esordio nel mestiere), unisce e affianca in un’unica narrazione forme diverse di espressione creativa: pubblicità, propaganda politica, kitsch e architettura (pornografia assente solo perché censurata). Un’operazione pacifica e unanimemente accettata? Non proprio: per due anni nessuno volle dargli più un lavoro, mentre altre mostre simili da lui curate erano state “commentate” con cumuli di letame versati davanti all’ingresso del museo. Ma, a soli trent’anni di distanza, l’art curator è una figura pivotale di tutti i contesti culturali, e chiunque ambisca a diventarlo deve studiare a memoria le imprese di Szeemann. Grazie Harald!
Oltre il museo: un art curator fuor d’acqua?
Abbiamo dato qualche coordinata sull’art curator, le origini di questa figura e il suo ruolo. Ora proviamo a immaginarla fuori dal contesto che ci verrebbe più naturale attribuirle - un museo, una Biennale, una galleria - e a catapultarla dentro un’agenzia creativa, con ritmi e obiettivi molto diversi. Cosa ne deriva?
Come tutti gli incontri tra forme diverse degli stessi linguaggi (l’immagine, la parola, la comunicazione) quello che accade se si è disposti a dialogare non può essere che un arricchimento. D’altronde, nulla - e meno che mai una progettazione culturale - può esistere senza una squadra: è necessario qualcuno che la traduca in termini comunicabili e ne programmi una diffusione - doppia difficoltà se si ambisce a un ambito internazionale e i testi devono essere tradotti! -, qualcuno che le dia una forma grafica, qualcuno che coordini spostamenti e allestimenti. Insomma: it takes a village. Ma non solo, in questo gioco di scambi e organizzazioni, di passaggi e di traduzioni, quello che avviene è un contatto profondo tra professioni che amplifica le competenze e amplia i punti di vista.
Così, da questa unione tra forme diverse di fare cultura possiamo immaginare che non nascano solo mostre e eventi culturali, ma anche una più vasta gamma di eventi, un vero e proprio motore propulsivo secondo le proiezioni ha il potenziale di modificare il modo in cui concepiamo il turismo, lo scambio e il movimento di persone.
Azienda ti presento i miei
Tutto molto bello, ma di cosa stiamo parlando esattamente? Dal punto di vista di un’azienda esterna, quali sono le tipologie di eventi che possono beneficiare da questa unione di professionalità? Le combinazioni sono molteplici:
- Accompagnamento di eventi già organizzati, con una squadra che segua tutta la comunicazione richiesta da uno stand, ne immagini le forme, un live program e cura la parte internazionale con hostess bilingue
- Organizzazione di eventi aziendali dedicati a un pubblico interno e/o esterno, dai corsi di formazione a eventi speciali dedicati a dipendendenti e clienti che uniscano esperienze esclusive, incontri con artisti, location studiate e una progettazione che porti dritta all’obiettivo
- Creazione di progetti ad hoc che favoriscano l’incontro diretto tra expertise creativi in senso lato e expertise aziendali. Esempi felici, come il premio per l’arte contemporanea finanziato da ALA , la campagna di acquisizioni e finanziamenti di giovani artisti di NCTM e la residenza svolta direttamente in azienda di WineWise, hanno già dimostrato come l’incontro diretto tra fare aziendale e fare artistico possa rivelarsi fruttuoso per tutte le parti in gioco.
- Progettazione e realizzazione di manifestazioni culturali - mostre, performance, talk, screenings - che coinvolgano direttamente le aziende in forma di collaboratori, sostenitori o sponsor tecnici, favorendo un posizionamento culturale del brand e offrendo un servizio di qualità alla cittadinanza.
E questi sono solo pochi esempi: ibridando gli expertise e investendo nel futuro della cultura, quello che si ottiene è una progettazione aziendale e culturale sostenibile, innervata nel mondo, che raggiunge pubblici più ampi, che cresce, contamina e respira.